Ma gli iocistiani esistono davvero?
Sì, e non vengono da Marte.
Estrapolando e interpretando i dati statistici dei soci della libreria, sarebbe possibile fare un facile identikit della loro età, sesso ed estrazione culturale, ma sarebbe un grave errore. Non sono le statistiche a fare IoCiSto, e nemmeno le peculiarità comuni.
Come si diventa iocistiano allora?
Si deve essere stati contagiati dal virus “perché con ce la facciamo noi una libreria?” nato per la prima volta nel 2014 e trasmesso per contagio dai primi appestati fino ai giorni nostri, tramite visite in libreria, presentazioni o incontri esterni con piccoli gruppi di iocistiani.
I sintomi sono subito chiari:
- Il bisogno irrefrenabile di “fare”, la sensazione di “avere uno spazio proprio (una libreria!) e di poterlo gestire”. Per intenderci, come quando ci ricordiamo di avere quella vecchia cantina, casa al mare, stanza ammobiliata, ed è nostra! “Allora perché non farci…?”.
- I libri, i libri, i libri, già letti, nuovi, da scrivere, da copiare, sono tutti da amare.
- La chiara idea di sapere come risollevare il mercato editoriale, la vendita e la presentazione dei sopracitati.
- Il ritorno all’infanzia: c’è una cassa? “Voglio starci. Da piccola mi avevano regalato la cassa magica con il banchetto frutta… ero imbattibile!”. Chi sta dietro la cassa, conta! (La sottoscritta non ci è ancora riuscita… ma non penso ad altro… lo giuro”)
- L’ossessiva immagine di una manifestazione, di un corso, un laboratorio unico e irripetibile che animerà i sogni degli utenti e cambierà loro la vita.
- Una sottostante, mal celata, nascosta, vena umanitaria e sociale riassumibile nell’espressione “la libreria di tutti”. Un bisogno irrefrenabile di redimere Hitler, smussare Ghandi, criticare il Messia. Se ha scritto un libro, qualcuno dovrà poterlo leggere!
- L’altrettanto subdola e carsica voglia di convivialità, manifesta in cene, pranzi e feste. Se c’è un karaoke, nessuno si tira indietro. I quiz…? Letterari? Iocisto!
- Un curioso desiderio di amicizia, che passi per le pagine facebook, per incontri fugaci in libreria, per la partecipazione a eventi esterni o interni ad Iocisto: “se ha lavorato per la libreria, l’amico del mio amico è amico mio… un cugino insomma!”.
- Un insensato e ridondante bisogno di lealtà e appartenenza. Non importa quante discussioni, critiche, offese abbiamo ricevuto durante le riunioni, i consigli, i gruppi di lavoro iocistiani. Non importa se ormai uno di noi vive a Sidney! È stato iocistiano e non si scorda più!
- Se sei arrivato fin qui… iocistiano pure tu?
Firmato Progetto Psiche