Il 29 agosto 1949, quattro giorni dopo la nascita di Martin Amis, i sovietici realizzano il loro primo test nucleare e comincia la cosiddetta «deterrenza». È l’inizio di una nuova fase della storia, in cui tutti noi abitanti del pianeta Terra siamo diventati «mostri di Einstein». I cinque racconti «preapocalittici» di questa raccolta, scritta a metà degli anni Ottanta, mostrano con feroce lucidità come da quella fase, a distanza di 75 anni, l’umanità non abbia ancora trovato il modo di uscire. I racconti che compaiono in questa raccolta, pubblicata per la prima volta nel 1987, potrebbero essere definiti «preapocalittici», perché a Martin Amis non interessa tanto indugiare nella descrizione di una terra devastata da un’ipotetica guerra nucleare, ma guardare alla realtà che lo circonda attraverso la lente della sempre incombente minaccia atomica. Se solo si prendesse sul serio la portata del rischio rappresentato dalla strategia apparentemente razionale ma fondamentalmente assurda della deterrenza nucleare, sostiene l’autore nella sua introduzione, allora la mostruosità della vita di ogni giorno apparirebbe in tutto il suo grottesco orrore. Ed ecco dunque le sarcastiche, agghiaccianti invenzioni narrative di questi cinque racconti: un erculeo immigrato polacco capace di sollevare a mani nude un’automobile sceglie di non vendicarsi degli autori di un brutale assassinio per non dare il suo contributo a «una disgrazia eterna. Se li avessi ammazzati, sarei ancora forte. Ma bisogna pure che qualcuno faccia il primo passo». Lo schizofrenico Dan viene ospitato dallo zio Ned nella sua casetta sul lago nella speranza che quell’idillio rurale lo riporti alla ragione; ma all’origine della sua schizofrenia c’è il lavoro di «papà, uno dei padri dell’era nucleare», e quella è una schizofrenia da cui non si guarisce. E poi troviamo rivisitazioni del mito di Andromeda, fra queste pagine, e scorrimenti veloci della storia del nostro pianeta. Troviamo perfino un’inquietante preveggenza laddove Amis immagina una paradossale epidemia che, proprio nel 2020, imperversa fra gli abitanti di un mondo in cui il cielo si è trasformato in «acne bollente» e nulla è meno auspicabile della salute e della giovinezza. Così facendo Amis riesce a narrare l’inenarrabile: la perenne minaccia dell’annichilimento atomico, follia suprema del nostro mondo, in cui le armi nucleari continuano a proliferare. Silenziose e nascoste, ma sempre all’erta.