Intervista a Annamaria Ackermann, di Bianca Miraglia del Giudice

29 Maggio 2023

Librellula n° 18, Giugno 2023

Annamaria Ackermann si muove con l’eleganza di una regina. Mi riceve nel suo suggestivo appartamento, su due livelli, a ridosso di piazza Dei Martiri, per parlare del libro, pubblicato da Homo Scrivens, Scrivere di donne, Annamaria Ackermann, memorie inedite, scritto da Nunzia Gionfriddo su richiesta della stessa Ackermann. Leggerlo è stato per me come attraversare la storia del teatro italiano e dei suoi protagonisti – soprattutto Eduardo e Peppino -, scoprire aneddoti mai divulgati della sua straordinaria vita, ma anche conoscere le vicende di Mustiola e Laura – la nonna e la mamma dell’attrice -, in un memoir fitto di passioni e di avventure. Inutile dirvi quanto sia stato emozionante e al tempo stesso affascinante trascorrere il pomeriggio con questa bellissima novantenne, lucida e scattante come una ragazza, in procinto di partire da sola per il Piemonte; e poter ascoltare dalla sua viva voce racconti e piccole confidenze. Vi dico solo che dovevamo dialogare un’oretta, ma siamo state insieme fino a sera!

Il libro potrebbe avere come sottotitolo ‘La forza delle donne’, se riflettiamo sul vissuto di tua nonna Mustiola, di tua madre Laura ed il tuo. Quanto sono state importanti per te le tue radici?

Le radici sono importanti ma….le cose che poi accadono sono già predestinate .E’ il carattere della persona che determina tutto, io sapevo benissimo cosa volevo e dove volevo arrivare. Non è stato facile : appartenevo ad una famiglia borghese, negli anni ’50 piacevano le cd. maggiorate ed io ero magrissima; tuttavia, avevo la certezza di non essere anonima, avevo una volontà d’acciaio, ciò che desideravo volevo che si concretizzasse ed è accaduto!

Nel 1943, la Linea Gustav ti impedì il rientro a Napoli dalla Toscana; sei stata prigioniera nel lager di Grottau, dal quale sei riuscita a fuggire grazie all’arguzia di tua madre. Tanti anni dopo hai recitato nel film di Liliana Cavani, tratto dal romanzo di Curzio Malaparte La Pelle. Quanto ti ha condizionato la terribile esperienza vissuta da bambina?

Avevo 11 anni quando sono rientrata in Italia e mi sono imposta, da subito, di non essere una vittima, di non essere lacrimevole o tormentata. Io volevo essere felice. Ho elaborato presto quanto mi accadde fino a voler incontrare, tanti anni dopo la fine della guerra, la frau Wally Lerche, la fuhrerin, direttrice del lager: seppi che aveva scoperto il piano di fuga escogitato da mamma, ma tacque, non ci denunciò e ci salvò la vita.

Tua madre era una docente di lettere e devi a lei il tuo amore per la lettura. Quali sono stati gli scrittori che più hai amato?

Quando ero ragazza, leggevo i libri dell’editore Salani perché erano molto in voga tra le ragazze; ma poi mi sono appassionata a Dostoevskij, Guy de Maupassant; per il teatro, poi, ho letto intere librerie!

Quando hai percepito che non eri Annamaria, ma la Ackermann?

Già alle elementari ero una leader, la prima della classe: il mio orgoglio non poteva farmi essere diversamente. La mia prima platea, il mio primo pubblico , è stata la mia classe: ho frequentato le scuole elementari alla ‘ Vanvitelli’, in via Luca Giordano, scuola pubblica con allievi, all’epoca, che provenivano da famiglie borghesi e alto borghesi.

Nessun rimpianto, personale o teatrale?

No! Ho fatto di tutto e di più; ho due figli, Davide e Roberto, che adoro e che mi adorano, così come le loro mogli; sono stata amata ed ho amato e non ho mai voluto vivere una storia d’amore con un collega!

Hai insegnato e tutt’oggi insegni recitazione; cosa pensi dei talent televisivi?

E’ necessario studiare, soprattutto la dizione! Io ho avuto la fortuna di frequentare la più prestigiosa facoltà di recitazione, stando accanto ad Eduardo e Peppino De Filippo! I giovani devono imparare, devono essere seguiti e non devono aver paura di rischiare, di esporsi; ben venga qualunque tipo di scuola!

Ti abbiamo da poco ammirato in una puntata dell’ultima serie televisiva del Commissario Ricciardi, tratta dai libri di Maurizio de Giovanni…

Sì, mi hanno tanto pregato ed alla fine ho accettato! Sono stata molto coccolata e complimentata; il ruolo era piccolo, ma perfettamente scandito ed espresso. Sono pignolissima sulla dizione, sulla voce, sugli accenti, sui toni. Ma il teatro è un’altra cosa….

Hai scelto di terminare il libro con una poesia di Eduardo: perché?

E’ stato lui a valorizzare il mio nome e me stessa, ho imparato tutto da lui, gli devo tutto!

Stiamo insieme, stasera? Guardiamo la televisione, andiamo al cinema, prendiamo due biglietti per un teatro?

Svelta, usciamo: si va a teatro!

 

Bianca Miraglia del Giudice
(Organizza e cura Conversazioni Letterarie a Napoli)
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