Intervista a Daniele Mencarelli, di Cristina Marra e Federica Flocco

6 Marzo 2023

Librellula n° 17, Marzo 2023

Dopo lo straordinario successo della trilogia autobiografica – La casa degli sguardi (2018), Tutto chiede salvezza (2020) e Sempre tornare (2021) –  edito da Mondadori, esce Fame d’aria, l’ultimo romanzo di Daniele Mencarelli, che si conferma uno degli autori più intensi del panorama letterario italiano. Cristina Marra e Federica Flocco l’hanno intervistato per la Librellula.

Ciao Daniele e grazie di aver accettato la nostra intervista per La librellula. Con Fame d’aria torna il tema del viaggio che avevamo apprezzato nella trilogia. Stavolta il viaggio è intrapreso da una coppia formata da Pietro e dal figlio Jacopo. Nel loro viaggio faranno un incontro importante. Per te il viaggio è ricerca e scoperta di se stessi?

Sì, io metto in relazione tre elementi dell’esistenza, uno è il viaggio, gli altri sono la vita e la letteratura. In comune hanno il movimento che è anche il passaggio del tempo. Un altro elemento legato al viaggio è l’imprevisto che dipende da un incontro non preventivato. Questi elementi danno a quel viaggio una parabola inaspettata. Vita, viaggio e letteratura, movimento, tempo e incontro sono i cardini, in primis, della mia esistenza e poi sono i valori della mia scrittura, fanno parte del perché scrivo.

Passi dalla poesia alla narrativa, anche come scrittore sei sempre in viaggio?

Il viaggio è costantemente ambivalente e si rinnova attraverso un rinnovamento della lingua. Io passo dalla poesia alla narrativa e la trasformazione per me è un valore assoluto. Ho scritto sceneggiature e uno spettacolo teatrale e l’idea della trasformazione è fondamentale.

In Fame d’aria racconti l’amore genitoriale. Che padre è Pietro, e la sua possiamo considerarla una fame di amore?

Pietro è un padre a cui è capitato un destino gravoso da sopportare con un figlio malato che non ha mai accettato veramente e che ha provato a curare ma il disturbo di cui soffre Jacopo non prevede nessuna possibilità di guarigione. Come nei romanzi in cui un innamorato che corteggia il cuore di una donna che appartiene a un altro uomo, e in questo caso il cuore del figlio se l’è preso l’autismo. Pietro non si è saputo ricostuire attorno al disturbo del figlio ed è una condizione tipica della figura del padre che fa più fatica a convivere con una situazione difficile come quella di una patologia incurabile.

Nel loro viaggio i tuoi protagonisti scoprono la realtà del paesino di sant’Anna del Sannio e persone come Agata, Oliviero, Gaia. Sono loro l’umanità semplice e accogliente che salva? Anche il paesaggio è salvezza?

Credo che nel libro si affrontino situazioni attuali, una di queste è lo spopolamento di nostri monti, delle colline ed è un problema che ci riguarda tutti. Gli agglomerati urbani sono come dei grandi soli che attraggono ma non ci danno nulla. Dobbiamo invece riscoprire luoghi più a dimensione d’uomo. Nei piccoli centri hai un rapporto diretto con la natura e anche col cielo. Da qualche anno vivo in un piccolo centro collinare vicino Roma e qui ho riscoperto il rapporto terra e cielo. In questi luoghi hai tanta aria e il libro chiede il bisogno d’aria . I luoghi che offrono una loro bellezza in termini di risorse storiche naturalistiche e di umanità meno violata sono una grande ricchezza una salvezza.

Pietro si aspettava una vita spericolata, invece la sua vita spericolata è data dalla sua solitudine?

Pietro, come me è un ragazzo che si è trovato  spesso a cantare e credere in una vita spericolata, la sua però è spericolata in una modalità che non avrebbe mai immaginato. Il libro riflette sul destino, la vita spesso ci fa vedere che ci sono persone a noi vicine che sono colpite da un destino gravoso. Pietro è un alter ego della mia vita, ha avuto un destino che avrebbe potuto toccare a me. Tutti noi dovremmo sentirci vicini a un  destino come il suo, in un certo senso come se fosse parte del nostro.

Anche i rapporti col resto della famiglia sono minati dalle difficoltà dell’autismo  di Jacopo, ma la solitudine che provano Jacopo e Pietro è anche quella provocata dall’assenza delle Istituzioni? 

Che sia una disabilità o una malattia, l’istituzione Stato nel nostro Paese dovrebbe aiutare le persone colpite e i familiari gravati da questa grande difficoltà. Pietro in fondo, è uno dei tanti che non sanno più vivere  l’amore verso la vita, verso se stessi e verso gli altri, ma non è un mostro è soltanto un uomo abbandonato e solo. Pietro ha avuto un destino avverso ed è un uomo che nessuno ha sentito il bisogno  o il dovere morale e sociale di soccorrere e aiutare. Pietro non è un eroe, non esistono gli eroi, esistono solo persone che affondano dentro questa loro vita, che vita non è più. Manca tutto a queste persone e nascondersi dietro parole e definizioni come eroismo è un modo facile e ipocrita per tenerle lontane da noi.

Hai scritto quattro romanzi in poco più di cinque anni, come sono cambiate la tua vita e la tua scrittura, e cosa è per te salvezza?

Per me la letteratura deve diventare gesto di incontro, la scrittura è un gesto che mi fa calare in una vita diversa, dolorosa e diventa salvezza nel momento in cui diventa salvifica per qualcun altro. Allora diventa salvezza quando diventa questo, quando uno scrittore si avvicina a temi che fanno paura, orrore, per certi aspetti, e chiedono dedizione, e chi compie questo gesto si augura che i suoi  libri possano diventare importanti per altri.

Come fai a raccontare così il dolore e a non fartene bruciare?

Per uno scrittore è fondamentale non lasciarsi coinvolgere troppo dalla storia che racconta.

Cerco di stare sempre alla giusta distanza come se fossi un presbite. Quindi c’è sempre uno sforzo di distanziamento, senza questa giusta distanza non si potrebbe scrivere. È un grande sforzo, ripeto, è un esercizio di equilibrio quotidiano.

Qual è il tempo della tua rinascita? C’è un momento in particolare che ti ha fatto dire Grazie Dio?

Ci sono tantissimi momenti. A questo proposito mi piace riportarne uno che è il più recente ed è legata a una presentazione romana di qualche sabato fa. Dopo la presentazione, una madre mi ha detto che Fame d’aria è un libro che non si meritano tutti. Quella madre ha un figlio con lo stesso disturbo di Jacopo. In quel momento ho detto grazie Dio. Chi scrive ha una grande responsabilità, di mezzo c’è l’anima non è semplice e quindi quella madre commossa e grata per me è stato un regalo e ho ringraziato Dio.

I tuoi libri sono un lungo racconto di sofferenza ma anche di ricchezza e compassione e grande generosità. Senti di avere altro da dire in altro modo, cambierai genere?

Tantissimo, e o ho ancora molta voglia di farlo perchè credo che esistano tante storie che sono abbandonate, che per mille motivi nessuna vuole raccontare e che invece ci appartengono e chiedono una voce. Mi riferisco a storie che riguardano ad esempio la disuguaglianza sociale, la povertà, tanti temi che meritano di essere trattati e che io affronterò sicuramente.

Cristina Marra e Federica Flocco

La sinossi

Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D’un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant’Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall’auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l’auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant’Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c’è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all’inferno. “I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.” Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all’altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l’umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole.

Federica Flocco Vice Presidente - Chi Siamo - IoCiSto Libreria

Federica Flocco laureata in giurisprudenza, giornalista pubblicista, scrittrice per passione, ballerina per amore, si è diplomata in tecnica jazz, insegnandola per anni, prima di diventare madre di quattro figli. Ha iniziato a lavorare con i libri nel 1998 scrivendo recensioni per un quotidiano partenopeo, acquisendo così, una conoscenza profonda dell’editoria campana. Dal 2008 collabora con Canale 21, una emittente televisiva regionale, per la quale cura la rubrica “Il libro della settimana”. E’ stata presidente e membro di giuria di numerosi premi artistici e letterari. Ha pubblicato Mia (Alessandro Polidoro Editore, 2016), Il coraggio di Amadou (Ellepiesse edizioni, 2018) e, con Tiziana Beato, Fino alla radice (Intrecci, 2021).

Cristina Marra giornalista pubblicista, si occupa di critica letteraria da diversi anni con particolare riferimento alla narrativa giallo-poliziesca. È stata direttore artistico di numerosi festival tra Festival Lipari Noir, Arena Faletti di Ombre Festival, Calabria Noir Festival, Bologna on the road, Le strade del noir, Festival del Giallo di Cosenza. È organizzatrice di diverse rassegne letterarie e ha scritto racconti noir presenti in diverse antologie. È Direttore della collana noir Emozioni d’inchiostro noir e Piccoli noir dell’editore Laruffa.
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