Lo scardinamento del tempo: da Virginia Woolf a Marguerite Yourcenar e Annie Ernaux di Cristiana Buccarelli
Virginia Woolf, nel saggio Una stanza tutta per sé (1929), realizza un riferimento ironico ed immaginario ad una ipotetica sorella di William Shakespeare. La scrittrice immagina infatti che questa ragazza sia ancora più geniale e dotata del fratello, ma mentre William se ne andrà tranquillamente a Londra per realizzarsi come autore teatrale, lei resterà a casa, verrà promessa in matrimonio e di nascosto scriverà in soffitta. Ad un certo punto però, spinta dalla forza del suo talento, fuggirà a Londra, ma non potrà vivere fuori casa perché troppo esposta ai soprusi e alle violenze del mondo, allora incontrerà un impresario che è anche l’agente teatrale del fratello, si innamoreranno e lei resterà incinta. Tuttavia alla fine si renderà conto del suo essere in un vicolo cieco, della sua impossibilità di esprimersi come drammaturga e romanziera, e quindi si ucciderà. La Woolf, attraverso questa figura immaginaria, vuole farci comprendere come la donna, nel XVII secolo, fosse totalmente eclissata da un punto di vista culturale e artistico e relegata ad un ruolo specifico tra le mura domestiche. Non a caso la Woolf ci tiene inoltre a far sapere ai suoi lettori che chi scrive è un anfibio: cioè nella scrittura, in cui in sostanza c’è un’intensa capacità di mutamento, a suo avviso, non esisterebbe uno scrittore totalmente uomo o totalmente donna, mentre compie l’atto di scrivere. Forse anche per questo motivo la grande scrittrice scardina del tutto lo schema del tempo e dell’identità di genere nel romanzo Orlando (1928), in cui l’omonimo protagonista percorre alcuni secoli, a partire dall’età Elisabettiana fino al XX secolo, trasformandosi nel tempo da personaggio maschile in femminile, ed infine riuscendo a ottenere il successo con un’opera scritta durante tutto il suo percorso di vita.
È solo in età contemporanea che le donne iniziano a pubblicare romanzi e raccolte di racconti; ciò avviene all’inizio del XIX secolo nel mondo anglosassone. Pertanto, il romanzo e il racconto femminile nascono poco più due secoli fa e forse non è un caso che alcune autrici occidentali possiedano un particolare senso del fluire del tempo.
Ultimamente, tra svariate letture di autrici del XX e del XXI secolo, mi sono trovata a fare un confronto sul tema del tempo espresso in due importanti scrittrici europee; Marguerite Yourcenar (prima donna eletta all’Accademia di Francia) e Annie Ernaux (premio Nobel per la letteratura 2022).

Una volta terminato Gli anni (2008) di Annie Ernaux, mi sono decisa a rileggere la trilogia di Marguerite Yourcenar Il labirinto del mondo (1974-88), in quanto mi è sembrato naturale accostare il senso peculiare dello svolgimento del tempo di queste due autrici. Come è noto l’affascinante trilogia della Yourcenar rappresenta un viaggio a ritroso nel tempo, dalle proprie radici personali in Care memorie e Quoi l’eternitè, sia materne che paterne, dove spazio e tempo appaiono più circoscritti e controllabili, fino ad Archivi del nord, dove al tempo familiare si sostituisce un’età antichissima e remota, di milioni di esseri e di generazioni con un senso più generale e profondo dei secoli e della Storia. Tra l’altro la Yourcenar riesce a collocare in Archivi del nord anche sé stessa, durante l’infanzia e l’inizio del proprio destino personale. Questo percorso a ritroso della Yourcenar mi è apparso del tutto speculare al passaggio in divenire nel tempo e nella storia del Novecento che Annie Ernaux riesce ad imbastire.

La Ernaux infatti, partendo da una matrice biografica che tesse le fila di tutta la sua narrazione, ne Gli anni ci racconta in forma assai originale una storia collettiva, in cui di certo tutta la generazione cresciuta nel secondo dopoguerra può riconoscere un proprio vissuto personale, così come anche la generazione, nata tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, può sentirsene parte.
Accostare queste forme di percorso narrativo temporale e spaziale mi è parso naturale per il particolare aspetto di ciclicità in avanti e indietro nel tempo che realizzano queste due grandi autrici, capaci di donarci il nostro tempo personale e la Storia.
Cristiana Buccarelli

Cristiana Buccarelli è una scrittrice di Vibo Valentia e vive a Napoli. È dottore di ricerca in Storia del diritto romano. Ha vinto nel 2012 la XXXVIII edizione del Premio internazionale di Poesia e letteratura ‘Nuove lettere’ presso l’Istituto italiano di cultura di Napoli.
Conduce laboratori e stage di scrittura narrativa nella libreria Iocisto e all’interno del Festival italiano di letteratura Leggere&Scrivere.
Ha pubblicato la raccolta di racconti Gli spazi invisibili (La Quercia editore) nel 2015, il romanzo Il punto Zenit (La Quercia editore) nel 2017 ed Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni) nel 2019, presentati tutti in edizioni diverse al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere. Con il libro Eco del Mediterraneo(IOD Edizioni) ha vinto per la narrativa la V edizione del Premio Melissa Cultura 2020 e la IV edizione Premio Internazionale Castrovillari Città Cultura 2020.
Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo storico I falò nel bosco (IOD Edizioni), presentato all’interno di Vibo Valentia Capitale italiana del libro 2021 al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere e all’interno del Festival Alchimie e linguaggi di donne 2022 di Narni.
Nel 2022 ha ricevuto menzione d’onore con un racconto alla III edizione del Premio Carlo Gesualdo e alla II edizione del Premio I Ponti dell’Arte.

Maggio 2023, Librellula n° 18
Lo scardinamento del tempo: da Virginia Woolf a Marguerite Yourcenar e Annie Ernaux di Cristiana Buccarelli
Virginia Woolf, nel saggio Una stanza tutta per sé (1929), realizza un riferimento ironico ed immaginario ad una ipotetica sorella di William Shakespeare. La scrittrice immagina infatti che questa ragazza sia ancora più geniale e dotata del fratello, ma mentre William se ne andrà tranquillamente a Londra per realizzarsi come autore teatrale, lei resterà a casa, verrà promessa in matrimonio e di nascosto scriverà in soffitta. Ad un certo punto però, spinta dalla forza del suo talento, fuggirà a Londra, ma non potrà vivere fuori casa perché troppo esposta ai soprusi e alle violenze del mondo, allora incontrerà un impresario che è anche l’agente teatrale del fratello, si innamoreranno e lei resterà incinta. Tuttavia alla fine si renderà conto del suo essere in un vicolo cieco, della sua impossibilità di esprimersi come drammaturga e romanziera, e quindi si ucciderà. La Woolf, attraverso questa figura immaginaria, vuole farci comprendere come la donna, nel XVII secolo, fosse totalmente eclissata da un punto di vista culturale e artistico e relegata ad un ruolo specifico tra le mura domestiche. Non a caso la Woolf ci tiene inoltre a far sapere ai suoi lettori che chi scrive è un anfibio: cioè nella scrittura, in cui in sostanza c’è un’intensa capacità di mutamento, a suo avviso, non esisterebbe uno scrittore totalmente uomo o totalmente donna, mentre compie l’atto di scrivere. Forse anche per questo motivo la grande scrittrice scardina del tutto lo schema del tempo e dell’identità di genere nel romanzo Orlando (1928), in cui l’omonimo protagonista percorre alcuni secoli, a partire dall’età Elisabettiana fino al XX secolo, trasformandosi nel tempo da personaggio maschile in femminile, ed infine riuscendo a ottenere il successo con un’opera scritta durante tutto il suo percorso di vita.
È solo in età contemporanea che le donne iniziano a pubblicare romanzi e raccolte di racconti; ciò avviene all’inizio del XIX secolo nel mondo anglosassone. Pertanto, il romanzo e il racconto femminile nascono poco più due secoli fa e forse non è un caso che alcune autrici occidentali possiedano un particolare senso del fluire del tempo.
Ultimamente, tra svariate letture di autrici del XX e del XXI secolo, mi sono trovata a fare un confronto sul tema del tempo espresso in due importanti scrittrici europee; Marguerite Yourcenar (prima donna eletta all’Accademia di Francia) e Annie Ernaux (premio Nobel per la letteratura 2022).
Una volta terminato Gli anni (2008) di Annie Ernaux, mi sono decisa a rileggere la trilogia di Marguerite Yourcenar Il labirinto del mondo (1974-88), in quanto mi è sembrato naturale accostare il senso peculiare dello svolgimento del tempo di queste due autrici. Come è noto l’affascinante trilogia della Yourcenar rappresenta un viaggio a ritroso nel tempo, dalle proprie radici personali in Care memorie e Quoi l’eternitè, sia materne che paterne, dove spazio e tempo appaiono più circoscritti e controllabili, fino ad Archivi del nord, dove al tempo familiare si sostituisce un’età antichissima e remota, di milioni di esseri e di generazioni con un senso più generale e profondo dei secoli e della Storia. Tra l’altro la Yourcenar riesce a collocare in Archivi del nord anche sé stessa, durante l’infanzia e l’inizio del proprio destino personale. Questo percorso a ritroso della Yourcenar mi è apparso del tutto speculare al passaggio in divenire nel tempo e nella storia del Novecento che Annie Ernaux riesce ad imbastire.
La Ernaux infatti, partendo da una matrice biografica che tesse le fila di tutta la sua narrazione, ne Gli anni ci racconta in forma assai originale una storia collettiva, in cui di certo tutta la generazione cresciuta nel secondo dopoguerra può riconoscere un proprio vissuto personale, così come anche la generazione, nata tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, può sentirsene parte.
Accostare queste forme di percorso narrativo temporale e spaziale mi è parso naturale per il particolare aspetto di ciclicità in avanti e indietro nel tempo che realizzano queste due grandi autrici, capaci di donarci il nostro tempo personale e la Storia.
Cristiana Buccarelli
Cristiana Buccarelli è una scrittrice di Vibo Valentia e vive a Napoli. È dottore di ricerca in Storia del diritto romano. Ha vinto nel 2012 la XXXVIII edizione del Premio internazionale di Poesia e letteratura ‘Nuove lettere’ presso l’Istituto italiano di cultura di Napoli.
Conduce laboratori e stage di scrittura narrativa nella libreria Iocisto e all’interno del Festival italiano di letteratura Leggere&Scrivere.
Ha pubblicato la raccolta di racconti Gli spazi invisibili (La Quercia editore) nel 2015, il romanzo Il punto Zenit (La Quercia editore) nel 2017 ed Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni) nel 2019, presentati tutti in edizioni diverse al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere. Con il libro Eco del Mediterraneo(IOD Edizioni) ha vinto per la narrativa la V edizione del Premio Melissa Cultura 2020 e la IV edizione Premio Internazionale Castrovillari Città Cultura 2020.
Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo storico I falò nel bosco (IOD Edizioni), presentato all’interno di Vibo Valentia Capitale italiana del libro 2021 al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere e all’interno del Festival Alchimie e linguaggi di donne 2022 di Narni.
Nel 2022 ha ricevuto menzione d’onore con un racconto alla III edizione del Premio Carlo Gesualdo e alla II edizione del Premio I Ponti dell’Arte.
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